La giornalista filippina Maria Ressa è stata insignita del Premio Nobel per la Pace 2021 insieme a un collega russo, Dmitry Muratov, a titolo di riconoscimento per il loro attivismo in favore della libertà di espressione. I due vincitori della prestigiosa onorificenza sono stati annunciati oggi, 8 ottobre, dal presidente del Comitato per il Nobel, Berit Reiss-Andersen.

“Un giornalismo libero, indipendente e basato sui fatti funge da tutela contro l’abuso di potere, le menzogne e la propaganda di guerra”, ha dichiarato Reiss-Andersen. “Senza libertà di espressione e libertà di stampa, sarà difficile promuovere con successo la fratellanza tra nazioni, il disarmo e un migliore ordine globale”.

Maria Ressa è una cittadina filippina naturalizzata statunitense, ex corrispondente dell’emittente “Cnn” e nominata tra le “Persone dell’anno” del settimanale “Time” nel 2018. Nel 2012 ha co-fondato “Rappler”, una testata d’informazione online che ha “concentrato la propria attenzione critica sulla controversa, omicida campagna anti-droga intrapresa dal regime (del presidente filippino, Rodrigo) Duterte”, recita la nota pubblicata dal comitato del Nobel. Ressa e “Rappler” “hanno anche documentato come i social media vengano utilizzati per diffondere informazioni false, perseguitare gli oppositori e manipolare il discorso pubblico”, affermano le motivazioni accompagnate al conferimento del Premio.

La vocale opposizione di “Rappler” al presidente filippino Rodrigo Duterte è valsa alla testata e alla sua co-fondatrice e amministratrice delegata una serie di contenziosi legali. Nel maggio 2019 una corte filippina ha confermato una condanna a “Rappler”, accusata di aver violato il bando costituzionale alla proprietà straniera degli organi d’informazione nazionali. Stando alle motivazioni allegate alla sentenza, il sito web ha consentito all’investitore Usa Omidyar Network di “partecipare” finanziariamente alle decisioni e alle operazioni relative al management. “Rappler” argomentava di non aver concesso a Omidyar il potere di controllare o influenzare i contenuti dell’informazione; già nel 2018, però, tale linea difensiva era stata bocciata da una corte d’appello e dal regolatore filippino della Borsa (Sec), ed era culminata nella revoca della licenza a “Rappler”. Il sito d’informazione e diversi osservatori hanno denunciato il processo come un tentativo di silenziare il principale organo mediatico critico nei confronti dell’amministrazione presidenziale.

Nel 2019 Ressa è stata arrestata e poi scarcerata in due occasioni mentre nelle Filippine si animava il dibattito sul tema dei diritti umani, dopo la decisione del governo Duterte di revocare l’adesione del Paese alla Corte penale internazionale (Cpi). Nel giugno 2020 Ressa è stata condannata assieme ad un ex giornalista di “Rappler”, Reynaldo Santos Jr., per “diffamazione a mezzo stampa online”. I due sono stati condannati a pene detentive di sei mesi e sei anni in risposta a denunce per diffamazione presentate dall’uomo d’affari Wilfredo Keng, per un articolo pubblicato nel maggio 2012. La corte ha anche condannato Ressa a un’ammenda pecuniaria di 400mila peso (circa 8mila dollari). Ressa ha reagito alla sentenza esortando i cittadini filippini a “difendete i vostri diritti. Se non vi avvarrete dei vostri diritti, finirete per perderli. La libertà di stampa è di tutti, non solo dei giornalisti”, ha dichiarato l’attivista.

Dmitrij Muratov, direttore del periodico russo “Novaja Gazeta”, ha dichiarato che il premio Nobel per la pace del quale è stato insignito oggi è un premio “del giornale e, soprattutto, dei suoi dipendenti morti”. Muratov, premiato per i suoi sforzi per preservare la libertà di espressione, ha ricordato non solo i giornalisti di “Novaja Gazeta” Yuri Shchekochikhin, Igor Domnikov, Anastasia Baburova e Anna Politkovskaya, tutti assassinati, ma anche l’avvocato Stanislav Markelov, ucciso insieme alla Baburova, e l’attivista per i diritti umani Natalya Estemirova.

© Agenzia Nova – Riproduzione riservata