“Finalmente torno nella mia città, Brescia ci sono”. Così, Mario Balotelli ha deciso di aprire un capitolo inedito nella sua carriera professionale e non solo. Torna a casa, nella sua Brescia, città che a soli due anni lo ha accolto, città che lo ha fatto crescere e gli ha fatto maturare un senso di appartenenza non indifferente.

Avete presente gli artisti? i personaggi che sono scolpiti nella storia della cultura mondiale? di solito si possono utilizzare due parole per descriverli: genio e smoderatezza. Nonostante l’estro, non riescono mai a limitare i propri eccessi-vizi.

Un po’ com’è successo ad uno dei talenti calcistici italiani più cristallini degli ultimi 10 anni, Balotelli. E’ il Lumezzane, quando aveva 7 anni, a credere in lui. I Valgobbini versarono 1 milione di vecchie lire in attrezzatura sportiva per farlo approdare nel settore giovanile.

La sua avventura nel grande calcio però, inizia sui campi del Centro Sportivo “Giacinto Facchetti” con la primavera dell’Inter. Mario brucia le tappe, in due anni esordisce in prima squadra e si trova sul tetto d’Europa. da baby pentacampione a “bad boy” con la maglia del City, poi il ritorno in Italia, al Milan e in Nazionale.

Nel 2014, viene accolto, tutt’altro che bene, dalla Kop di Anfield a Liverpool, poi tocca alla Costa Azzura:  prima Nizza, Mario è molto più bomber e meno sregolatezza, indossa la numero 9, la 45 ha portato gioie e dolori. Viera, suo ex compagno all’Inter e al City però, vede qualcosa che non va ed è il Marsiglia ad assicurarsi le prestazioni di super mario l’anno successivo.

Quest’estate la potremmo definire inedita anche per la sua carriera, per la prima volta svincolato, con due strade dinanzi, il portafoglio e una Rio de Janeiro che attira, o l’affetto, le speranze di una città innamorata del pallone.

Mario, ha scelto da dove ha iniziato, ha scelto casa sua, Il libro ? c’è una serie A da raccontare.