Per oltre due decenni, uno studio italiano di architettura è stato all'avanguardia nell'innovazione, progettando edifici simbolo in Cina per soddisfare le esigenze in evoluzione della popolazione locale. Gli architetti italiani Andrea Destefanis e Filippo Gabbiani sono venuti a Shanghai per la prima volta nel 2002, per prendere parte al progetto di ristrutturazione dell'edificio storico centenario Bund 18 della città, che in seguito ha ricevuto l'Asia-Pacific Heritage Award dell'UNESCO. Questo progetto è servito come catalizzatore della loro decisione di fondare insieme in città il Kokai Studio. "Ci piace l'energia di Shanghai", ha dichiarato Destefanis, che ha riconosciuto fin da subito la necessità della Cina di progetti di alta qualità e l'importanza di preservare edifici storici, oltre a crearne di nuovi. Negli ultimi 20 anni, lo studio ha partecipato a 350 progetti edilizi, inclusi diversi nuovi punti di riferimento in diverse città della Cina. Tra i loro principali progetti c'è il K11, un "centro commerciale d'arte" che si discosta da quelli tradizionali, e il Jianyeli Hotel, uno dei primi hotel a Longtang, un piccolo vicolo nel vecchio distretto residenziale di Shanghai. Destefanis preferisce essere coinvolto in progetti significativi nella ridefinizione o nel ripristino di una parte della città, e Shanghai gli ha fornito opportunità per perseguire questa passione. "Diciamo sempre ai nostri clienti che non progettiamo per loro, ma per i loro clienti, che sono gli utenti finali", ha dichiarato Destefanis. Secondo lui, le esigenze del popolo cinese in termini di design sono cambiate molto negli ultimi 20 anni. "In passato, al popolo cinese piaceva recarsi in uno spazio commerciale, un centro commerciale che era come un box, o un ambiente chiuso. Quello che abbiamo fatto è stato rompere questo box, rendendo i centri commerciali una parte della città e aprendoli alla città", ha affermato Destefanis. Destefanis ritiene che questo cambiamento nell'approccio progettuale possa rispondere alla nuova domanda del popolo cinese. "Ora preferiscono stabilire un legame con la città, e trascorrere più tempo all'esterno, dal momento che l'ambiente sta migliorando". Allo stesso tempo, poiché sempre più cinesi viaggiano in tutto il mondo, Destefanis trova sempre più difficile soddisfare le loro esigenze di estetica architettonica. "È difficile sorprenderli e offrirgli nuovi progetti. Un altro aspetto molto impegnativo è che i giovani designer cinesi stanno migliorando le loro competenze, per cui la competizione nel mercato cinese si fa sempre più agguerrita", ha aggiunto l'architetto. Il Kokai Studio ha iniziato la propria attività con tre persone, e oggi vi lavorano circa 50 tra designer e architetti, secondo i fondatori. Destefanis e Gabbiani sono molto ottimisti sul futuro del mercato edilizio cinese. Perfino durante il difficile periodo dovuto all'epidemia di COVID-19 lo studio non ha licenziato alcun dipendente. "Riteniamo di avere ancora molto lavoro da fare in Cina", ha dichiarato Destefanis.

Per oltre due decenni, uno studio italiano di architettura è stato all’avanguardia nell’innovazione, progettando edifici simbolo in Cina per soddisfare le esigenze in evoluzione della popolazione locale.

Gli architetti italiani Andrea Destefanis e Filippo Gabbiani sono venuti a Shanghai per la prima volta nel 2002, per prendere parte al progetto di ristrutturazione dell’edificio storico centenario Bund 18 della città, che in seguito ha ricevuto l’Asia-Pacific Heritage Award dell’UNESCO. Questo progetto è servito come catalizzatore della loro decisione di fondare insieme in città il Kokai Studio.

“Ci piace l’energia di Shanghai”, ha dichiarato Destefanis, che ha riconosciuto fin da subito la necessità della Cina di progetti di alta qualità e l’importanza di preservare edifici storici, oltre a crearne di nuovi.

Negli ultimi 20 anni, lo studio ha partecipato a 350 progetti edilizi, inclusi diversi nuovi punti di riferimento in diverse città della Cina. Tra i loro principali progetti c’è il K11, un “centro commerciale d’arte” che si discosta da quelli tradizionali, e il Jianyeli Hotel, uno dei primi hotel a Longtang, un piccolo vicolo nel vecchio distretto residenziale di Shanghai.

Destefanis preferisce essere coinvolto in progetti significativi nella ridefinizione o nel ripristino di una parte della città, e Shanghai gli ha fornito opportunità per perseguire questa passione.

“Diciamo sempre ai nostri clienti che non progettiamo per loro, ma per i loro clienti, che sono gli utenti finali”, ha dichiarato Destefanis.

Secondo lui, le esigenze del popolo cinese in termini di design sono cambiate molto negli ultimi 20 anni. “In passato, al popolo cinese piaceva recarsi in uno spazio commerciale, un centro commerciale che era come un box, o un ambiente chiuso. Quello che abbiamo fatto è stato rompere questo box, rendendo i centri commerciali una parte della città e aprendoli alla città”, ha affermato Destefanis.

Destefanis ritiene che questo cambiamento nell’approccio progettuale possa rispondere alla nuova domanda del popolo cinese. “Ora preferiscono stabilire un legame con la città, e trascorrere più tempo all’esterno, dal momento che l’ambiente sta migliorando”.

Allo stesso tempo, poiché sempre più cinesi viaggiano in tutto il mondo, Destefanis trova sempre più difficile soddisfare le loro esigenze di estetica architettonica. “È difficile sorprenderli e offrirgli nuovi progetti. Un altro aspetto molto impegnativo è che i giovani designer cinesi stanno migliorando le loro competenze, per cui la competizione nel mercato cinese si fa sempre più agguerrita”, ha aggiunto l’architetto.

Il Kokai Studio ha iniziato la propria attività con tre persone, e oggi vi lavorano circa 50 tra designer e architetti, secondo i fondatori.

Destefanis e Gabbiani sono molto ottimisti sul futuro del mercato edilizio cinese. Perfino durante il difficile periodo dovuto all’epidemia di COVID-19 lo studio non ha licenziato alcun dipendente.

“Riteniamo di avere ancora molto lavoro da fare in Cina”, ha dichiarato Destefanis. (Xin) © Xinhua